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Le Cooperative di Comunità: il Made in Italy che nasce dai luoghi

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Articolo di Paolo Venturi, Direttore AICCON Research Center

C’è un’Italia che non appare nelle vetrine luccicanti delle metropoli né nei cartelloni pubblicitari delle grandi campagne, un’Italia fatta di borghi arrampicati sui crinali, di paesi dove i negozi hanno abbassato le serrande troppo presto e di comunità che sembravano destinate a scomparire. È lì, nei margini geografici e simbolici del Paese, che sta prendendo forma una delle esperienze più sorprendenti e promettenti del nostro tempo: le cooperative di comunità.

Non sono un ritorno nostalgico al passato, ma una forma inedita e coraggiosa di impresa sociale che nasce dal basso e si fonda sul principio più antico e rivoluzionario: il mutualismo. In pochi anni, questo movimento è cresciuto a ritmo sorprendente: dalle 188 esperienze iniziali si è passati alle attuali 321, diffuse in 70 province italiane, con il 75% attivo fuori dalle città e il 30% in aree montane. Numeri raccolti nel nuovo Rapporto Economie di luogo: fotografia e dimensioni qualitative delle cooperative di comunità”, realizzato da AICCON con il supporto di Legacoop, che raccontano un fenomeno capace di espandersi a macchia d’olio, generando opportunità proprio dove sembrava non potessero più esistere.

Le cooperative di comunità nascono quando un gruppo di cittadini decide di trasformare un bisogno locale in un bene comune: salvare un bar, riaprire una scuola, riattivare un vecchio mulino, custodire un bosco, creare lavoro dove tutti lo davano per perduto. Sono soluzioni dal basso, risposte a bisogni di pochi che diventano istituzioni di interesse generale, come già fecero in passato le cooperative sociali, i workers buyout e le prime comunità energetiche.

La loro forza però non sta soltanto nel progetto economico, ma nel modo in cui radicano l’impresa nel territorio: non offrono semplicemente servizi, li coproducono insieme ai cittadini, non amministrano un luogo ma lo infrastrutturano, lo animano, lo rendono attrattivo per chi è rimasto e per chi sogna di tornare. E soprattutto non sopravvivono isolate: per crescere hanno bisogno di un ecosistema fatto di istituzioni interconnesse, relazioni di fiducia, un tessuto economico favorevole e politiche pubbliche capaci di riconoscerle e sostenerle. Dove trovano questo ambiente, fioriscono; dove manca, si spengono.

Il loro percorso è tanto semplice quanto rivoluzionario: riconoscere una vulnerabilità, rigenerare una comunità, prendersi cura di sé e del proprio territorio. Da questa dinamica nascono meccanismi generativi che trasformano fragilità in nuove economie, facendo emergere opportunità per i giovani che vogliono investire energie nei luoghi da cui molti sono partiti. Lì dove sembrava esserci solo abbandono, queste imprese diventano laboratori di futuro, capaci di produrre valore economico e coesione sociale, innovazione e identità.

È in questo intreccio tra impresa e comunità che risiede la loro portata trasformativa: mostrano che si può fare impresa partendo dalle relazioni e non solo dal capitale, e che anche i luoghi apparentemente marginali possono diventare motori di rigenerazione. Ciò che sta emergendo è molto più di una costellazione di iniziative locali: è una dorsale industriale diffusa, una nuova economia con matrice culturale e ambientale, un modello di sviluppo con tratti olivettiani e mutualistici che affonda le radici nella storia italiana e guarda al futuro.

Il loro valore è fondato sul lavoro, sulla capacità di creare occupazione di qualità e di riportare vita nei territori, e per questo meritano politiche pubbliche abilitanti: investimenti mirati e sostenibili, appalti dedicati, semplificazioni che restituiscano equità, strumenti per trasformare sperimentazioni locali in infrastrutture durature. In gioco non c’è solo il destino di qualche piccolo paese, ma la possibilità di disegnare un’Italia diversa: più giusta, più coesa, più umana. Un’Italia capace di riconoscere che la sua forza più grande, anche oggi, nasce dai luoghi.

Fonte: Percorsi di Secondo Welfare